MAGGIO - OTTOBRE 2016
Biblioteca itinerante di letteratura
omaggio a Giorgio Bassani
- Ideazione Giulio Costa
- Ricerca bibliografica e selezione dei testi Giulio Costa, Margherita Mauro, Monica Pavani, Chiara Tarabotti
- Organizzazione Martina Bonora e Marco Sgarbi
- Produzione Ferrara Off
Nell’anno del centenario della nascita di Giorgio Bassani, Ferrara Off celebra lo scrittore attraverso un percorso di letture e incontri di approfondimento dedicato alla sua attività di redattore capo per la rivista “Botteghe Oscure” e di editore per la casa editrice Feltrinelli.
Bassani era solito dire che sarebbe diventato famoso più per aver pubblicato Il Gattopardo che per i suoi scritti. Per fortuna la sua previsione non si è avverata ma senz’altro, con la sua attività di editore, ha contribuito alla costruzione di un clima culturale fecondo, grazie alla diffusione di molti autori, tra i quali Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Karen Blixen, Marguerite Yourcenar, Enzo Siciliano, Alberto Arbasino, Jorge Luis Borges, Carlo Cassola. La collana curata da Giorgio Bassani per Feltrinelli si chiamava Biblioteca di letteratura: renderla itinerante significa seguire gli intenti del celebre autore ferrarese e – pensando al suo impegno per Italia Nostra -, mostrare come l’azione di un intellettuale non rimanga chiusa dentro il perimetro di uno scrittoio (o le pagine di un libro), ma incida in maniera profonda all’interno della società.
Crowdfunding
Campagna di Crowdfunding a sostegno della
BIBLIOTECA ITINERANTE DI LETTERATURA
Sali con noi sulla cargo bike per diffondere la Biblioteca itinerante di letteratura!
In occasione del centenario della nascita di Giorgio Bassani, vogliamo uscire dal perimetro del teatro e andare in giro per la città, per celebrare - in modo informale - il suo contributo non solo come scrittore, intellettuale, agitatore sociale, uomo di cultura, ma anche redattore editoriale e critico letterario. Aiutaci a sostenere questo progetto e - in un'estate, come un "novello" Bassani - contribuirai alla diffusione di quindici romanzi e almeno trenta importanti autori del Novecento, tra cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Karen Blixen, Marguerite Yourcenar, Enzo Siciliano, Alberto Arbasino, Jorge Luis Borges, Carlo Cassola, Pier Paolo Pasolini.
La nostra rassegna è cominciata da pochissimo e i primi appuntamenti hanno avuto un bel successo di pubblico, ma siamo solo all'inizio e, per mettere davvero le radici e tenere vivo il progetto fino alla fine, abbiamo bisogno del tuo sostegno: gli appuntamenti sono tanti, interessanti, irripetibili e in gran parte gratuiti, e potrebbero essere solo il primo passo verso la definizione di un festival teatral-letterario.
Diventa un vero bassaniano anche tu! Sostieni la Biblioteca itinerante di letteratura sulla piattaforma di crowdfunding: www.ideaginger.it
Diario di Viaggio

18 Agosto 2016
Crane in the Sky with Diamonds
La copertina di Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band è un collage di volti di personaggi scelti dai Beatles. La mano e il volto alle spalle di Paul McCartney sono di Stephen Crane: un ennesimo messaggio subliminale a sostegno della leggenda Paul is dead!

17 Agosto 2016
Cronaca di un naufragio
Lenta e meravigliosa la terra si profilava sul mare. Il vento tornò a soffiare. Aveva cambiato direzione da nord-est a sud-est. Infine, un suono nuovo colpì le orecchie degli uomini sulla barca. Era il rimbombare soffocato delle onde sulla riva. “Non ce la facciamo a raggiungere il faro, ormai”, disse il capitano. “Dirigi la prua più a nord, Billie”.
Dal racconto autobiografico La scialuppa di Stephen Crane

15 Agosto 2016
La lista di Hemingway
Nel 1934 Ernest Hemingway scrisse una lista di libri da leggere per aspiranti scrittori. Il primo nome è Stephen Crane con "L'albergo azzurro" e "La scialuppa".
Nel 1963 i racconti di Stephen Crane vennero raccolti da Giorgio Bassani e inseriti fra I Classici Moderni della Biblioteca di letteratura con il titolo Romanzi brevi e racconti.


11 Agosto 2016
Poesia e prosa alla Casa di Ludovico Ariosto
Feuillets d'Hypnos
[100]
Nous devons surmonter notre rage et notre dégoût, nous devons les faire partager, afin d'élever et d'élargir notre action comme notre morale.
(trad. Dobbiamo superare rabbia e disgusto, dobbiamo farli condividere per elevare ed estendere la nostra azione come la nostra morale)
[101]
Imagination, mon enfant.
(trad. Immaginazione, figlia mia)
[102]
La mémoire est sans action sur le souvenir. Le souvenir est sans forse contre la mémoire. Le bonheur ne monte plus.
(trad. La memoria non sa agire sul ricordo. Il ricordo non ha forza contro la memoria. La felicità non sale più)
[104]
Les yeux seuls sont encore capables de pousser un cri.
(trad. Solo gli occhi sono ancora capaci di lanciare un grido)

10 Agosto 2016
La parola poetica come parola di resistenza
Paul Celan dedica a René Char una delle sue più celebri poesie, intitolata Argumentum e silentio, incentrata sul senso della parola poetica come parola di resistenza.
Argumentum e silentio
Messa alla catena
tra oro e oblio:
la notte.
Entrambi la presero.
Entrambi lasciò fare.
Metti, ora
metti anche tu, là, ciò che
vuole albeggiare tra i giorni:
la parola sorvolata di stelle,
sommersa di mare.
A ciascuno la parola.
A ciascuno la parola che gli cantava,
quando la muta l'aggredì alle spalle -
A ciascuno la parola che gli cantava e impietriva.
A lei, alla notte,
la sorvolata di stelle, la sommersa di mare,
a lei la sorta dal silenzio,
cui il sangue non coagulò, quando il dente
del veleno trafisse le sillabe.
A lei la parola sorta dal silenzio.
Contro le altre che, tra poco,
sputtanate dall'orecchio dell'aguzzino,
anche su tempo e tempi s'arrampicano,
testimonia infine,
infine, quando risuonano solo catene,
testimonia di lei, che sta là
tra oro e oblio,
affratellata a entrambi, da sempre -
Ma di'
dove mai albeggia, se non in lei,
che nel bacino delle sue lacrime
mostra ancora una volte le messi
a soli che s'immergono?

9 Agosto 2016
Char in casa Char
"L'istante in cui la Bellezza, dopo essersi fatta a lungo aspettare, sorge dalle cose comuni, traversa il nostro campo radioso, lega tutto ciò che può esser legato, accende tutto ciò che del nostro covone di tenebre deve essere acceso."
da A una serenità contratta (1950)
"Hai premura di scrivere
Come tu fossi in ritardo sulla vita
Se così è segui le tue sorgenti
Affréttati
Affréttati a trasmettere
La tua parte di meraviglioso di ribellione di bene
Effettivamente sei in ritardo sulla vita
La vita inesprimibile
La sola in fin dei conti alla quale accetti d’unirti
Quella che ti vien negata ogni giorno dalle persone e dalle cose
Di cui ottieni a fatica qua e là qualche scarno frammento
A capo di lotte senza pietà
Fuor di lei tutto è sottomessa agonia fine plateale
Se incontri la morte durante il tuo travaglio
Accoglila come la nuca sudata trova buono l’arido fazzoletto
Abbassando il capo
Se vuoi ridere
Offri la tua sottomissione
Mai le armi
Sei stato creato per momenti poco comuni
Modificati sparisci senza rimpianto
Alla mercé del soave rigore
Quartiere per quartiere la liquidazione del mondo continua
Senza interruzione
Senza smarrimento
Fa’ sciamar la polvere
Nessuno scoprirà la vostra unione"
Tu es pressé d’écrire… (1935)
Hai premura di scrivere… trad. di Giorgio Caproni

8 Agosto 2016
Da Casa d'altri a Casa Ariosto
Giovedì 11 agosto le cargo bike della Biblioteca itinerante di letteratura tornano alla Casa di Ludovico Ariosto dove Monica Pavani leggerà Poesia e prosa di René Char

6 Agosto 2016
Bassaniani radicali!
La Biblioteca di letteratura di Bassani gira per la città e - come lo zenzero - attecchisce e mette 'radici': dopo la lettura de "Gli ultimi anni di Clelia Trotti", giovedì 11 agosto si torna alla Casa di Ludovico Ariosto per la lettura di Poesia e prosa di René Char.
Segui le news e sostieni l'iniziativa sul sito www.ideaginger.it

2 Agosto 2016
Improvvisazioni su Casa d'altri
Marco Sgarbi improvvisa - davanti a una birra e a delle patatine fritte con ketchup e maionese - la parlata reggiana del narratore di "Casa d'altri" di Silvio D'Arzo

30 Luglio 2016
Un racconto perfetto a Terraviva
"All'improvviso dal sentiero dei pascoli, ma ancora molto lontano, arrivò l'abbaiare di un cane. Tutti alzammo la tesa. E poi di due o di tre cani. E poi il rumore dei campanacci di bronzo. Chini attorno al saccone di foglie, al lume della candela, c'eravamo io, due o tre donne di casa, e più in là qualche vecchia del borgo. Mai assistito a una lezione di anatomia? Bene. La stessa cosa per noi in certo senso. Dentro il centro rossastro del moccolo, tutto quel che si poteva vedere erano le nostre sei facce, attaccate una all'altra come davanti a un presepio, e quel saccone di foglie nel mezzo, e un pezzo di muro annerito dal fumo e una trave annerita anche più. Tutto il resto era buio."
(incipit di Casa d'altri, definito da Montale "Un racconto perfetto")

25 Luglio 2016
Guerrilla con razzi antigrandine
"Avanti! Tirate!" gridò, senza sapere a chi, la Redenta. "Tirate su razzi, bombe, madonne e anticristi! Su, su, che poi ci chiuderanno tutti in manicomio! Ecco a cosa porta il vostro progresso! Spaccate, spaccate su tutto che poi almeno non ci si pensa più. Deve piovere? Niente. L'interesse è che non piova. Le stagioni? L'estate, la primavera, l'autunno? E chi le vede? A rovescio! A rovescio anche quelle! Come la gente, come la vita, come tutto!"
Fuori, intanto, le poche gocce cui i razzi antigrandine avevano permesso di cadere venivano giù grosse, lente e sfiatate. Per esse che si schiacciavano parte sul davanzale, parte sui vetri, più che pietà, la Redenta provava una specie di rabbioso rancore. Insomma, adesso, nemmeno il cielo, nemmeno quello, era più in grado di ribellarsi! Ma allora meglio il diluvio, meglio la fine del mondo! Perché vista la strada su cui s'era messa, dove poteva finire l'umanità se non in una casa di cura?
(estratto de Il Fabbricone di Giovanni Testori, pubblicato da Feltrinelli, grazie a Giorgio Bassani, nella collana Biblioteca di letteratura)

13 Luglio 2016
La vendetta di una donna
"A Parigi, quando Dio fornisce una bella donna, il diavolo risponde immediatamente con un cretino che la mantenga."
Da La vendetta di una donna, racconto tratto da "Le diaboliche" di Jules Amédée Barbey d'Aurevilly

22 Luglio 2016
Giorgio Bassani ospite di Ludovico Ariosto
"Autunno del '46. La guerra era cosa passata. La prima impressione, tuttavia, osservando il funerale che in quel momento faceva il suo ingresso in piazza della Certosa, era d’essere tornati al maggio e al giugno dell’anno precedente, al tempo infuocato dalla Liberazione. Con un soprassalto improvviso del cuore e del sangue sembrava d’essere stati chiamati ancora una volta ad assistere a uno di quei tipici esami di coscienza collettivi, così frequenti all’epoca, attraverso i quali una società vecchia e colpevole tentava disperatamente di rinnovare se stessa. E infatti ci si era appena accorti della selva di bandiere rosse che venivano dietro il feretro, e delle decine e decine di cartelli ad esse frammisti con sopra scritto GLORIA ETERNA A CLELIA TROTTI, oppureONORE A CLELIA TROTTI MARTIRE DEL SOCIALISMO, ovvero W CLELIA TROTTI GUIDA EROICA DELLA CLASSE OPERAIA, eccetera, e dei barbuti partigiani che li impugnavano, e soprattutto dell'assenza dinanzi al carro di prima classe di preti e chierici, che già lo sguardo correva avanti a raggiungere la meta verso la quale il corteo stava dirigendosi: a una fossa, cioè, scavata nella zona di prato esattamente di fronte al portale d’ingresso della chiesa di San Cristoforo, dove, a parte un protestante inglese morto di malaria nel ‘17, nessuno era stato sepolto da oltre cinquant’anni.
La banda musicale procedeva staccata dinanzi al carro e suonava a tempo ritardato la marcia funebre di Chopin. Subito dietro il carro funebre, allineate in varie file nel breve intervallo che si apriva tra il carro stesso e la folla indifferenziata dei portatori di cartelli e di bandiere, seguivano le Autorità. Erano socialisti, comunisti, cattolici, liberali, azionisti, repubblicani-storici: l’ex Direttorio al completo, insomma, dell’ultimo Cln clandestino, ricostruito per l’occasione in quasi tutti i suoi membri."
(estratto de Gli ultimi anni di Clelia Trotti di Giorgio Bassani)

20 Luglio 2016
L'inconcepibile universo... prima che vinca l'oblio
"Nella parte inferiore della scala, sulla destra, vidi una piccola sfera cangiante, di quasi intollerabile fulgore. Dapprima credetti ruotasse; poi compresi che quel movimento era un’illusione prodotta dai vertiginosi spettacoli che essa racchiudeva. Il diametro sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa era infinite cose, poiché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo.
Vidi il popoloso mare, vidi l’alba e la sera, vidi le moltitudini d’America, vidi un’argentea ragnatela al centro d’una nera piramide, vidi un labirinto spezzato, vidi infiniti occhi vicini che si fissavano in me come in uno specchio, vidi tutti gli specchi del pianeta e nessuno mi rifletté, vidi in un cortile interno le stesse mattonelle che trent’anni prima avevo visto nell’andito di una casa, vidi grappoli, neve, tabacco, vene di metallo, vapor d’acqua, vidi convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia, vidi una donna che non dimenticherò, vidi la violenta chioma, l’altero corpo, vidi un cerchio di terra secca in un sentiero, dove prima era un albero, vidi in una casa di Adrogué un primo esemplare della prima versione di Plinio, quella di Philomen Holland, vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina (bambino, solevo meravigliarmi del fatto che le lettere di un volume chiuso non si mescolassero e perdessero durante la notte), vidi insieme il giorno e la notte di quel giorno, vidi un tramonto a Querétaro che sembrava riflettere il colore di una rosa nel Bengala , vidi la ma stanza da letto vuota, vidi cavalli dalla criniera al vento, su una spiaggia del mar Caspio all’alba, vidi la delicata ossatura d’una mano, vidi i sopravvissuti a una battaglia in atto di mandare cartoline, vidi in una vetrina di Mirzapur un mazzo di carte spagnolo, vidi le ombre oblique di alcune felci sul pavimento di una serra, vidi tigri, stantuffi, bisonti, mareggiate ed eserciti, vidi tutte le formiche che esistono sulla terra, vidi un astrolabio persiano, vidi un cassetto della scrivania (e la calligrafia mi fece tremare) lettere impudiche, incredibili, precise, vidi la circolazione del mio oscuro sangue, vidi il meccanismo dell’amore e la modificazione della morte, vidi l’Aleph, da tutti i punti, vidi nell’Aleph la terra e nella terra di nuovo l’Aleph e nell’Aleph la terra, vidi il mio volto e le mie viscere, vidi il tuo volto, e provai vertigini e piansi, poiché i miei occhi avevano visto l’oggetto segreto e supposto, il cui nome usurpano gli uomini, ma che nessun uomo ha contemplato: l’inconcepibile universo."
(estratto de L'ALEPH di Jorge Luis Borges)

15 Luglio 2016
Diavoli alla Porta degli Angeli
Le diaboliche di Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly, capolavoro della letteratura francese dell'800, incontra le sonorità di Diabolique, capolavoro della cinematografia francese del '900: mentre il regista Henri-Georges Clouzot girava uno dei primi grandi esempi del cinema thriller, Giorgio Bassani riscopriva, per Feltrinelli, un grande classico moderno.

13 Luglio 2016
Prove di ingresso al labirinto
Stefano Pietro Detassis e Maura Pettorruso provano i testi tratti da L'Aleph di Jorge Luis Borges. Sei racconti selezionati da Chiara Tarabotti che, riferendosi alla linea drammaturgica, dice: "L'idea è pensare la lettura come l'ingresso e il percorso nel labirinto del Minotauro".

13 Luglio 2016
Momenti di guerrilla reading
Ad Autori a corte Marco Sgarbi legge l'incipit del Dottor Zivago di Boris Pasternak e La Casa di Asterione di Jorge Luis Borges (dal libro L'Aleph), entrambi pubblicati da Giorgio Bassani nella sezione I Classici Moderni della Biblioteca di letteratura.

11 Luglio 2016
La voce di Borges
Borges y yo de Jorge Luis Borges
Al otro, a Borges, es a quien le ocurren las cosas. Yo camino por Buenos Aires y me demoro, acaso ya mecánicamente, para mirar el arco de un zaguán y la puerta cancel; de Borges tengo noticias por el correo y veo su nombre en una terna de profesores o en un diccionario biográfico. Me gustan los relojes de arena, los mapas, la tipografía del siglo XVIII, las etimologías, el sabor del café y la prosa de Stevenson; el otro comparte esas preferencias, pero de un modo vanidoso que las convierte en atributos de un actor. Seria exagerado afirmar que nuestra relación es hostil; yo vivo, yo me dejo vivir, para que Borges pueda tramar su literatura y esa literatura me justifica. Nada me cuesta confesar que ha logrado ciertas páginas válidas, pero esas páginas no me pueden salvar, quizá porque lo bueno ya no es de nadie, ni siquiera del otro, sino del lenguaje o la tradición. Por lo demás, yo estoy destinado a perderme, definitivamente, y sólo algún instante de mi podrá sobrevivir en el otro. Poco a poco voy cediéndole todo, aunque me consta su perversa costumbre de falsear y magnificar. Spinoza entendió que todas las cosas quieren perseverar en su ser; la piedra eternamente quiere ser piedra y el tigre un tigre. Yo he de quedar en Borges, no en mí (si es que alguien soy), pero me reconozco menos en sus libros que en muchos otros o que en el laborioso rasgueo de una guitarra. Hace años yo traté de librarme de él y pasé de las mitologías del arrabal a los juegos con el tiempo y con lo infinito, pero esos juegos son de Borges ahora y tendré que idear otras cosas. Así mi vida es una fuga y todo lo pierdo y todo es del olvido, o del otro. No sé cuál de los dos escribe esta página.
Borges e io di Jorge Luis Borges
È l’altro, è Borges, quello a cui capitano le cose. Io vado in giro per Buenos Aires e mi fermo, forse oramai meccanicamente, per guardare l’arco di un atrio e la porta a vetri con la griglia; di Borges ho notizie dall’ufficio postale e vedo il suo nome in una terna di professori o in un dizionario biografico. Mi piacciono gli orologi a sabbia, i mappamondi, le stampe del diciottesimo secolo, le etimologie, il sapore del caffè e la prosa di Stevenson; l’altro condivide queste simpatie ma in un modo vanitoso che le trasforma negli attributi di un attore. Sarebbe esagerato affermare che i nostri rapporti siano ostili; io vivo, io mi lascio vivere, perché Borges possa tessere la sua letteratura e quella letteratura mi giustifica. Non mi costa nulla confessare che è riuscito ad ottenere certe pagine valide, ma quelle pagine non mi possono salvare, forse perché oramai il buono non è di nessuno, neppure dell’altro, ma del linguaggio e della tradizione. D’altronde io sono destinato a perdermi, definitivamente, e soltanto qualche momento di me potrà sopravvivere nell’altro. A poco a poco sto cedendogli tutto, per quanto mi sia evidente la sua perversa abitudine di falsificare e di magnificare. Spinoza capì che tutte le cose vogliono la propria conservazione; la pietra vuole essere eternamente pietra e la tigre una tigre. Io devo rimanere in Borges, non in me (ammesso che io sia qualcuno), ma mi riconosco meno nei suoi libri che in molti altri o nel laborioso arpeggiare di una chitarra. Alcuni anni or sono ho tentato di liberarmi di lui e sono passato dalle mitologie dei sobborghi ai giochi con il tempo e con l’infinito, ma quei giochi adesso sono di Borges e mi toccherà ideare qualche altra cosa. Così la mia vita è una fuga e perdo tutto e tutto è dell’oblio, o dell’altro. Non so quale dei due scrive questa pagina.

9 Luglio 2016
Il concatenarsi degli accordi
"Le parole tradiscono il pensiero, ma mi sembra che le parole scritte lo tradiscano ancor di più... Scrivere è una scelta perpetua tra mille espressioni, nessuna delle quali, avulsa dalle altre, mi soddisfa completamente. Eppure dovrei sapere che soltanto la musica permette il concatenarsi degli accordi... La musica non facilita i pensieri: facilita soltanto i sogni, e i sogni più indefiniti... La musica, questa gioia dei forti, è la consolazione dei deboli... La musica mi trasporta in un mondo in cui il dolore non smette di esistere, ma si allarga, si placa, diventa insieme più calmo e più profondo... Mi piace che il tempo ci porti, non che ci trascini... Il silenzio che segue agli accordi non ha nulla dei silenzi comuni; è un silenzio attento, è un silenzio vivente. Tante cose inaspettate si mormorano in noi grazie a quel silenzio, e non si sa mai cosa stia per dirci una musica che finisce..." da ALEXIS di Marguerite Yourcenar

5 Luglio 2016
Il bisogno di verità e la complessità della vita

3 Luglio 2016
Alexis nel chiostro di Santo Spirito
"Questa lettera, amica mia, sarà lunghissima. Non mi piace troppo scrivere. Ho letto sovente che le parole tradiscono il pensiero, ma mi sembra che le parole scritte lo tradiscano ancor di più. Tu sai ciò che resta di un testo dopo due successive traduzioni. E poi, io non sono abile. Scrivere è una scelta perpetua tra mille espressioni, nessuna delle quali, avulsa dalle altre, mi soddisfa completamente. Eppure dovrei sapere che soltanto la musica permette il concatenarsi degli accordi. Una lettera, anche la più lunga, costringe a semplificare ciò che non avrebbe dovuto essere semplificato: si è sempre così poco chiari quando si tenta di essere esaurienti! Qui vorrei fare uno sforzo, non soltanto di sincerità, ma anche di esattezza; ce ne saranno cancellature in queste pagine; ce ne sono già. Ciò che ti chiedo (la sola cosa che ti possa chiedere ancora) è di non saltare alcuna di queste righe che mi saranno costate tanto. Se è difficile vivere, è ancora più difficile spiegare la propria vita".
Incipit di ALEXIS o il trattato della lotta vana di Marguerite Yourcenar

30 Giugno 2016
Primo spostamento in cargo bike
Preparativi prima dello spettacolo a Terraviva: arrivo in cargo bike, allestimento del palcoscenico, panche per il pubblico, zampironi contro le zanzare, i primi spettatori si siedono, il sole si oscura, le lampadine si accendono... e la storia di Zebio Còtal prende vita.

29 Giugno 2016
Più che una lettura, uno spettacolo
Fotografie di scena scattate da Enrico Maria Bertani nella terza edizione del Festival della Fiaba, dove Zebio Còtal ha debuttato in forma di monologo, interpretato da Giulio Costa, adattamento del romanzo di Guido Cavani a cura di Margherita Mauro.
Prossima replica: 30 giugno ore 21 presso TERRAVIVA in via dell'Erbe 29 a Ferrara, nell'ambito di BIBLIOTECA itinerante DI LETTERATURA

28 Giugno 2016
Prove di Zebio Còtal
Il campo di Zebio Còtal distava dalla casa un duecento metri circa: era un lembo tondeggiante di terreno incastrato fra i calanchi, che scendeva fino al fiume; così ripido che non si poteva ararlo coi buoi, ma bisognava dissodarlo a colpì di zappa. La terra era poca e le piogge ne portavano sempre via, nonostante che il contadino dalla parte della brughiera avesse sbarrato il margine con un muro a secco di sassi. Le rocce in molti punti affioravano come le ossa sotto la pelle dei vecchi. Zebio lo seminava per tre quarti a grano e l’altro quarto lo coltivava a patate. Il grano ci veniva su a stento, disuguale; la pioggia lo spiantava, il vento lo piegava e lo torceva in tutti i sensi, il sole lo strinava, senza lasciarlo maturare. Anche le patate allignavano alla meglio. Quella terraccia rossa, che quando pioveva diventava fango attaccaticcio e che quando si seccava diventava cemento, non permetteva alla pianta di radicare prima e di crescere poi. Il campo aveva un solo albero in cresta dove il terreno era più arido; un vecchio faggio contorto e rosicchiato dal vento, con tre rami in croce, su cui le foglie si contavano.

27 Giugno 2016
Zebio Còtal a Terraviva
Zebio Còtal di Guido Cavani venne pubblicato all'interno della "Biblioteca di letteratura" di Feltrinelli diretta da Giorgio Bassani; nell'anno 1961 questo testo ebbe tre edizioni. Pier Paolo Pasolini nella prefazione scrisse: "Sono pronto a scommettere che figure come quella di Zebio, della vecchia moglie, della figlia, del bambino che muore e certe primavere, certe nevicate dell'Appennino, sono tra le cose più solide e durature della narrativa contemporanea (da porre forse accanto a quelle dei due 'outsiders', Silvio D'Arzo e il Lampedusa)."

25 Giugno 2016
Maria Paiato legge "Il Gattopardo" QUARTA E ULTIMA PUNTATA
Andando al ballo
Ingresso dei Sedàra
Malcontento di Don Fabrizio
La sala da ballo
In biblioteca
Don Fabrizio balla con Angelica
Il ballo appassisce, si ritorna a casa
La morte del Principe

24 Giugno 2016
Il ballo visto da Visconti
La coppia Angelica-Don Fabrizio fece una magnifica figura. Gli enormi piedi del Principe si muovevano con delicatezza sorprendente e mai le scarpette di raso della sua dama furono in pericolo di esser sfiorate; la zampaccia di lui le stringeva la vita con vigorosa fermezza; dalla scollatura di Angelica saliva un profumo di bouquet à la Maréchale, soprattutto un aroma di pelle giovane e liscia.
Ad ogni giro un anno gli cadeva giù dalle spalle; presto si ritrovò come a venti anni quando in questa sala stessa ballava con Stella, quando ignorava ancora cosa fossero le delusioni, il tedio, il resto. Per un attimo, quella notte, la morte fu di nuovo ai suoi occhi, “roba per gli altri.” Tanto assorto era nei suoi ricordi che combaciavano così bene con la sensazione presente che non si accorse che ad un certo punto Angelica e lui ballavano soli. Forse istigate da Tancredi le altre coppie avevano smesso e stavano a guardare.
Quando l’orchestrina tacque un applauso non scoppiò soltanto perché Don Fabrizio aveva l’aspetto troppo leonino perché si arrischiassero simili sconvenienze.

23 Giugno 2016
Maria Paiato prova la quarta puntata
La principessa Maria-Stella salì in carrozza, sedette sul raso azzurro dei cuscini, raccolse il più possibile attorno a sé le fruscianti pieghe della veste. Intanto Concetta e Carolina salivano anch’esse: sedevano di fronte e dai loro identici vestiti rosa si sprigionava un tenue profumo di violetta; dopo il peso spropositato di un piede che si poggiò sul montatoio fece vacillare la calèche sulle alte molle: Don Fabrizio saliva anche lui. La carrozza fu piena come un uovo: le onde delle sete, delle armature di tre crinoline montavano, si urtavano si confondevano sin quasi all’altezza delle teste; sotto era un fitto miscuglio di calzature, scarpini di seta delle ragazze, scarpette mordoré della Principessa, pantofoloni di pelle lucida del Principe; ciascuno pativa della presenza dei piedi altrui e non sapeva più dove fossero i propri. I due scalini del montatoio furono richiusi, il servitore ricevette gli ordini. “A palazzo Ponteleone.” Si andava al ballo.

21 Giugno 2016
Sui campi da tennis di Bassani
«Non ero tipo da esami di coscienza, allora. Ero un ragazzo dotato di un fisico eccellente (giocavo al tennis niente affatto male: ormai posso dirlo senza falsa modestia), e la vita, per me, era tutta da scoprire: qualcosa di aperto, di vasto, di invitante, che mi stava dinanzi; e a cui mi abbandonavo con impeto cieco, senza voglia, mai, di ripiegarmi su me stesso un momento solo. Durante l’estate del ’35, tuttavia, dopo quel primo anno di università, credo che un bilancio, più o meno consciamente lo avessi fatto. Che cosa volevo fare della mia vita? L’Artista, o lo Studioso? Se ripenso alle lezioni di Storia della letteratura italiana, alle quali, l’anno precedente, non ero mancato una sola volta; se ricordavo l’invincibile sopore che mi prendeva, ogni volta, negli assolati pomeriggi della passata primavera, ascoltando dal banco la voce sommessa e monotona del professore d’italiano, a cui, oltre tutto, non potevo perdonare di aver parlato male d’Ungaretti in un suo famigerato volume sulla letteratura del Novecento; se tornavo con la mente alla noia, al sopore, alla tetraggine di quelle ore (non restava per sopportarle, che guardar fuori dai finestroni verticali dell’aula, o concentrarsi a fissare qualche compagna): se consideravo tutto ciò, mi dicevo che la carriera dello Studioso, la carriera dello Storico della letteratura italiana, non poteva, assolutamente, essere per me. Ma l’Arte, d’altronde? L’università, cioè lo Studio, era la noia, la polvere, il tedio accademico. D’accordo. Ma l’Arte? L’Arte era Ungaretti, i versicoli dell’Allegria: qualche cosa di molto problematico, vago, e incantevole. Come la vita. Come il futuro che mi stava dinanzi. Come il tennis e gli amori… Si poteva, seriamente, fondare la propria vita su cose come queste?»
Giorgio Bassani

18 Giugno 2016
Singolari pruriti isolani
Chevalley di Monterzuolo cominciava a rassicurarsi nei riguardi della Sicilia rustica. Questo fu notato da Tancredi che venne subito assalito dal singolare prurito isolano di raccontare ai forestieri storie raccapriccianti, purtroppo sempre autentiche. Si passava davanti a un divertente palazzo con la facciata adorna di maldestri bugnati. “Questa, caro Chevalley, è la casa del barone Mutolo; adesso è vuota e chiusa perché la famiglia vive a Girgenti da quando il figlio del barone, dieci anni fa, è stato sequestrato dai briganti.” Il piemontese cominciava a fremere. “Poverino! chissà quanto ha dovuto pagare per liberarlo!” “No, non ha pagato nulla; si trovavano già in difficoltà finanziarie, privi di denaro contante come tutti qui. Ma il ragazzo è stato restituito lo stesso; a rate, però.” “Come, principe, cosa intende dire?” “A rate, dico bene, a rate; pezzo per pezzo. Prima è arrivato l’indice della mano destra. Dopo una settimana il piede sinistro ed infine in un bel paniere, sotto uno strato di fichi (si era in Agosto) la testa; aveva gli occhi sbarrati e del sangue rappreso all’angolo delle labbra. Io non l’ho visto, ero un bambino allora; ma mi hanno detto che lo spettacolo non era bello. Il paniere era stato lasciato su quel gradino lì, il secondo davanti la porta da una vecchia con uno scialle nero sulla testa: non la ha riconosciuta nessuno.”
Poco dopo, in cima a una stradetta ripida, attraverso i festoni multicolori delle mutande sciorinate, s’intravide una chiesuola ingenuamente barocca. “Quella è Santa Ninfa. Il parroco cinque anni fa è stato ucciso lì dentro mentre celebrava la messa.” “Che orrore! una fucilata in chiesa!” “Ma che fucilata, Chevalley! siamo troppo buoni cattolici per fare delle malcreanze simili. Hanno messo semplicemente del veleno nel vino della Comunione; è più discreto, più liturgico vorrei dire. Non si è mai saputo chi lo abbia fatto: il parroco era un’ottima persona e non aveva nemici.”
“Molto divertente, principe, davvero spassoso! Lei dovrebbe scrivere dei romanzi, racconta così bene queste frottole!” Ma la voce gli tremava.

17 Giugno 2016
Maria Paiato legge "Il Gattopardo" TERZA PUNTATA
Don Fabrizio e Don Calogero
Prima visita di Angelica
Arrivo di Tancredi e Cavriaghi
Arrivo di Angelica
Il ciclone amoroso
Un piemontese arriva a Donnafugata
Un giretto in paese
Chevalley e Don Fabrizio
Partenza all'alba

16 Giugno 2016
Maria Paiato prova la terza puntata
Un’abitudine nella quale si era riannidato Don Fabrizio ridiventato sereno era quella delle letture serali. In autunno, dopo il Rosario, poiché faceva troppo buio per uscire la famiglia si riuniva attorno al caminetto aspettando l’ora di pranzo, ed il Principe leggeva ai suoi, a puntate, un romanzo moderno; e sprizzava dignitosa benevolenza da ognuno dei propri pori.
Erano quelli, appunto, gli anni durante i quali, attraverso i romanzi si andavano formando quei miti letterari che ancor oggi dominano le menti europee; la Sicilia però, in parte per la sua tradizionale impermeabilità al nuovo, in parte per la diffusa misconoscenza di qualsiasi lingua, ignorava l’esistenza di Dickens, di Eliot, della Sand e di Flaubert, financo quella di Dumas. Il livello delle letture era quindi piuttosto basso, condizionato com’era dal rispetto per i pudori verginali delle ragazze, da quello per gli scrupoli religiosi della Principessa e dallo stesso senso di dignità del Principe che si sarebbe rifiutato a far udire delle “porcherie” ai suoi familiari riuniti.
Si era verso il dieci di Novembre ed anche alla fine del soggiorno a Donnafugata. Pioveva fitto, imperversava un maestrale che spingeva rabbiosi schiaffi di pioggia sulle finestre; lontano si udiva un rotolio di tuoni. Si leggeva “Angiola Maria” e quella sera si era giunti alle ultime pagine.
Ad un tratto si udì un gran tramestio nella stanza vicina e Mimì il cameriere entrò col fiato grosso: “Eccellenze” gridò dimenticando tutta la propria stilizzazione “Eccellenze! è arrivato il signorino Tancredi! È in cortile che fa scaricare i bagagli dal carrozzino. Bella Madre, Madonna mia, con questo tempo!” E fuggì via.

11 Giugno 2016
Maria Paiato legge "Il Gattopardo" SECONDA PUNTATA
Viaggio per Donnafugata - la tappa
Arrivo a Donnafugata
In chiesa
Don Onofrio Rotolo
Conversazione nel bagno
Sorpresa prima del pranzo
Il pranzo e varie reazioni
Partenza per la caccia
Fastidi di Don Fabrizio
La lettera di Tancredi
La caccia e il Plebiscito
Don Ciccio Tumeo inveisce
Don Chisciotte e Sancio

10 Giugno 2016
Padre Pirrone e la nudità dei corpi
Domenico, il cameriere, entrò timoroso. “Padre Pirrone chiede di vedere subito Vostra Eccellenza. Aspetta qui accanto che Vostra Eccellenza esca dal bagno.” Il Principe fu sorpreso; se era successo un guaio era meglio conoscerlo subito. “Niente affatto; fatelo entrare adesso.”
Don Fabrizio si era allarmato della fretta del Gesuita; e un po’ per questo e un po’ per rispetto dell’abito sacerdotale si affrettò a uscire dal bagno: contava di poter mettersi l’accappatoio prima che padre Pirrone entrasse; ma ciò non gli riuscì, e il prete entrò proprio nell’istante in cui egli non più velato dall’acqua saponacea, non ancora rivestito dall’effimero sudario, si ergeva interamente nudo, come l’Ercole Farnese, e per di più fumante, mentre giù dal collo, dalle braccia, dallo stomaco, dalle cosce l’acqua gli scorreva a rivoli, come il Rodano, il Reno e il Danubio traversano e bagnano i gioghi alpini. Il panorama del Principone allo stato adamitico era inedito per Padre Pirrone. Allenato dal sacramento della Penitenza alle nudità degli animi, lo era assai meno a quella dei corpi; ed egli che non avrebbe battuto ciglio ascoltando la confessione, poniamo, di una tresca incestuosa, si turbò alla vista di quella innocente nudità titanica. Balbettò una scusa e accennò a ritornare indietro; ma Don Fabrizio, irritato per non aver fatto in tempo a coprirsi rivolse naturalmente contro di lui la propria stizza: “Padre, non fate lo sciocco; piuttosto datemi l’accappatoio e, se non vi dispiace, aiutatemi ad asciugarmi.” Subito dopo un battibecco passato gli tornò in mente. “E date retta a me, Padre, prendete un bagno anche voi.” Soddisfatto di aver potuto dare un ammonimento igienico a chi gliene impartiva tanti morali, si rasserenò. Col lembo superiore del panno finalmente ottenuto si asciugava i capelli, le basette ed il collo, mentre col lembo inferiore l’umiliato Padre Pirrone gli strofinava i piedi. Quando la vetta e le falde del monte furono asciutte: “Adesso sedetevi, Padre, e ditemi perché volevate parlarmi così di furia.” Mentre il Gesuita sedeva egli incominciò per proprio conto alcuni prosciugamenti più intimi. “Ecco, Eccellenza: sono stato incaricato di una missione delicata. Una persona sommamente cara a voi ha voluto aprire a me il suo animo e affidarmi l’incarico di far conoscere i suoi sentimenti, fiduciosa, forse a torto, che la stima della quale sono onorato...” Le esitazioni di Padre Pirrone si stemperavano in frasi interminabili. Don Fabrizio perdette la pazienza: “Insomma, Padre, di chi si tratta? Della Principessa?” E col braccio alzato sembrava minacciare; di fatto si asciugava un’ascella.
“La Principessa è stanca; dorme e non la ho vista. Si tratta della signorina Concetta.” Pausa. “Essa è innamorata.”

9 Giugno 2016
Valeriana o non valeriana?
Il contenuto della lettera venne comunicato da Don Fabrizio soltanto alla moglie, quando già erano a letto sotto il chiarore azzurrino del lumino a olio incappucciato nello schermo di vetro. Maria-Stella dapprima non disse parola ma si faceva una caterva di segni di croce; poi affermò che non con la destra ma con la sinistra avrebbe dovuto segnarsi; dopo questa espressione di somma sorpresa, si scatenarono i fulmini della sua eloquenza.
“Ed io che avevo sperato che sposasse Concetta! Un traditore è, come tutti i liberali della sua specie; prima ha tradito il Re, ora tradisce noi! Lui, con la sua faccia falsa, con le sue parole piene di miele e le azioni cariche di veleno! Ecco che cosa succede quando si porta nella casa gente che non è tutta del vostro sangue! Io lo avevo sempre detto! ma nessuno mi ascolta. Non ho mai potuto soffrirlo quel bellimbusto. Tu solo avevi perduto la testa per lui!” In realtà anche lei era stata soggiogata dalle moine di Tancredi; anch’essa lo amava ancora; ma la voluttà di gridare “la colpa è tua!” essendo la più forte che creatura umana possa godere, tutte le verità e tutti i sentimenti venivano travolti. “E adesso ha anche la faccia tosta di incaricare te, suo zio, Principe di Salina e padrone suo cento volte, padre della creatura che ha ingannato di fare le sue indegne richieste a quel farabutto, padre di quella sgualdrina! Ma tu non lo devi fare, Fabrizio, non lo devi fare, non lo farai, non lo devi fare!” La voce diventava acuta, il corpo cominciava a irrigidirsi.
Don Fabrizio ancora coricato sul dorso sogguardò di lato per assicurarsi che la valeriana fosse sul cassettone. La bottiglia era lì ed anche il cucchiaio d’argento posato di traverso sul turacciolo. Un momento volle alzarsi e prenderli; però si accontentò di mettersi a sedere anche lui; così riacquistò una parte di prestigio.

8 Giugno 2016
Maria Paiato prova la seconda puntata
"Quando i cacciatori giunsero in cima al monte, di fra i tamerici e i sugheri radi apparve l’aspetto vero della Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili.
Nella circoscritta ombra dei sugheri il Principe e l’organista si riposarono.
Ma se una fucilata aveva ucciso il coniglio, se i cannoni rigati di Cialdini scoraggiavano già i soldati napoletani, se il calore meridiano addormentava gli uomini, niente invece poteva fermare le formiche. Richiamate da alcuni chicchi di uva stantia che don Ciccio aveva risputato via, le loro fitte schiere accorrevano, esaltate dal desiderio di annettersi quel po’ di marciume intriso di saliva di organista. Si facevano avanti colme di baldanza, in disordine ma risolute: i dorsi lucidi di quegli insetti vibravano di entusiasmo e, senza dubbio, al di sopra delle loro file, trasvolavano le note di un inno.
L’affaccendarsi delle formiche impedì il sonno a Don Fabrizio e gli fece ricordare i giorni del plebiscito quali egli li aveva vissuti poco tempo prima a Donnafugata stessa."

6 Giugno 2016
Un frammento della prima puntata...in attesa della seconda
“Sono un peccatore, lo so, doppiamente peccatore, dinanzi alla legge divina e dinanzi all’affetto umano di Stella. Non vi è dubbio e domani mi confesserò a padre Pirrone. Pecco, è vero, ma pecco per non peccare più, per strapparmi questa spina carnale, per non esser trascinato in guai maggiori. Questo il Signore lo sa. Sono un pover’uomo debole,” pensava mentre il passo poderoso comprimeva l’acciottolato sudicio, “sono debole e non sostenuto da nessuno. Stella! si fa presto a dire! il Signore sa se la ho amata: ci siamo sposati a vent’anni. Ma lei adesso è troppo prepotente, troppo anziana anche. Sono un uomo vigoroso ancora; e come fo ad accontentarmi di una donna che, a letto, si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio e che, dopo, nei momenti di maggiore emozione non sa dire che: ‘Gesummaria!’. Quando ci siamo sposati tutto ciò mi esaltava; ma adesso... sette figli ho avuto con lei, sette; e non ho mai visto il suo ombelico. È giusto questo?” Gridava quasi, eccitato dalla sua eccentrica angoscia. “È giusto? Lo chiedo a voi tutti!” E si rivolgeva al portico della Catena. “La vera peccatrice è lei!”
La rassicurante scoperta lo confortò e bussò deciso alla porta di Mariannina.

5 Giugno 2016
Maria Paiato a matita
Disegni realizzati da Chiara Bettella nel corso della prima puntata de Il Gattopardo - sabato 4 giugno 2016

4 Giugno 2016
Poche ore alla prima puntata


3 Giugno 2016
"Il Gattopardo" a puntate
Prima puntata
Rosario e presentazione del Principe
Il giardino e il soldato morto
La cena
In vettura per Palermo
Andando da Mariannina
Il ritorno a S.Lorenzo
Conversazione con Tancredi
I ragionamenti politici
In osservatorio con Padre Pirrone
Distensione al pranzo
Don Fabrizio e il figlio Paolo
La notizia dello sbarco e di nuovo il Rosario

2 Giugno 2016
Pensieri d'attrice
Maria Paiato e i pensieri che si inseriscono nel lavoro...

1 Giugno 2016
Maria Paiato prova la prima puntata
"Alla fine del pranzo venne servita la gelatina al rhum. Questo era il dolce preferito di don Fabrizio e la Principessa, riconoscente delle consolazioni ricevute, aveva avuto cura di ordinarlo la mattina di buon’ora. Si presentava minacciosa, con quella sua forma di torrione appoggiato su bastioni e scarpate, dalle pareti lisce e scivolose impossibili da scalare, presidiata da una guarnigione rossa e verde di ciliegie e di pistacchi; era però trasparente e tremolante ed il cucchiaio vi si affondava con stupefacente agio. Quando la roccaforte ambrata giunse a Francesco Paolo, il ragazzo sedicenne ultimo servito, essa non consisteva più che di spalti cannoneggiati e di blocchi divelti. Esilarato dall’aroma del liquore e dal gusto delicato della guarnigione multicolore, il Principe se la era goduta assistendo allo smantellamento della fosca rocca sotto l’assalto degli appetiti. Uno dei suoi bicchieri era rimasto a metà pieno di Marsala; egli lo alzò, guardò in giro la famiglia fissandosi un attimo più a lungo sugli occhi azzurri di Concetta e 'alla salute del nostro caro Tancredi' disse. Bevve il vino in un solo sorso."
Estratto della prima puntata de Il Gattopardo

31 Maggio 2016
Introduzione a "Il Gattopardo"
"Dopo Tomasi di Lampedusa,
qui in Italia scrivere un romanzo
è diventato molto più difficile"
Giorgio Bassani
martedì 31 maggio ore 17 Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" INTRODUZIONE A IL GATTOPARDO a cura di Monica Pavani Il primo appuntamento della Biblioteca itinerante di letteratura (omaggio a Giorgio Bassani), è dedicato alla pubblicazione de Il Gattopardo, che si deve al celebre autore ferrarese, nel periodo in cui lavorava per Feltrinelli.

30 Maggio 2016
Rassegna Stampa

27 Maggio 2016
Conferenza Stampa
Nell’anno del centenario della nascita di Giorgio Bassani, Ferrara Off celebra lo scrittore attraverso un percorso di letture e incontri di approfondimento dedicato alla sua attività di redattore capo per la rivista “Botteghe Oscure” e di editore per la casa editrice Feltrinelli.
Bassani era solito dire che sarebbe diventato famoso più per aver pubblicato “Il Gattopardo” che per i suoi scritti. Per fortuna la sua previsione non si è avverata ma senz’altro, con la sua attività di editore, ha contribuito alla costruzione di un clima culturale fecondo, grazie alla diffusione di molti autori, tra i quali Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Karen Blixen, Marguerite Yourcenar, Enzo Siciliano, Alberto Arbasino, Jorge Luis Borges, Carlo Cassola.
La collana curata da Giorgio Bassani per Feltrinelli si chiamava Biblioteca di letteratura: renderla itinerante significa seguire gli intenti del celebre autore ferrarese e - pensando al suo impegno per Italia Nostra -, mostrare come l’azione di un intellettuale non rimanga chiusa dentro il perimetro di uno scrittoio (o le pagine di un libro), ma incida in maniera profonda all’interno della società.
Descrizione dell’iniziativa
Biblioteca itinerante di letteratura prevede la lettura parziale, integrale o a puntate dei romanzi e dei racconti diffusi e pubblicati da Bassani per “Botteghe Oscure” e Feltrinelli. Le letture si terranno in diversi luoghi della città, che sono stati scelti per il legame con lo scrittore, per il contenuto del romanzo trattato o per il valore architettonico-urbanistico.
Integrare l’attività letteraria con i ‘paesaggi urbani’ significa: omaggiare Bassani per il suo importante contributo alla cultura in generale; riscoprire classici della letteratura contemporanea attraverso una fruizione semplice e informale; valorizzare il patrimonio architettonico locale; costruire un percorso fra luoghi conosciuti, dimenticati e da recuperare.
Modalità di svolgimento
Le letture dei romanzi sono a cura dell’associazione Ferrara Off e, sull’esempio dell’attività editoriale di Bassani che sosteneva autori più o meno conosciuti, saranno tenute da attori più o meno noti, alcuni dei quali verranno formati appositamente nel corso dell’iniziativa.
Le letture (a cadenza settimanale) verranno intervallate da incontri di approfondimento sulla vita e sull’opera di Bassani, e da momenti di guerrilla reading, ovvero spot dal vivo con brevi estratti che verranno letti sui mezzi di trasporto, alle fermate degli autobus, per strada, nei bar e in occasione di importanti manifestazioni cittadine, come il cinema estivo nel Parco Pareschi, Buskers Festival, Puedes Summer Night.
Il periodo di svolgimento della rassegna va da fine maggio a metà ottobre 2016.