Gli spettacoli del Mulino di Amleto al Festival Bonsai di Ferrara Off

12 Maggio 2022

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La compagnia Il Mulino di Amleto sarà al Festival Bonsai di Ferrara Off il 14 maggio ed il 15 maggio.
Questo è un approfondimento di quello che vedremo.

DAL SOTTOSUOLO – UNDERGROUND
Dittico Dostoevskij: Atto I – Uccideresti l’uomo grasso? e Atto II – G.I.
dal progetto “Fahrenheit 2020 #ArtNeedsTime” ideato da Il Mulino Di Amleto

con Barbara Mazzi & Francesco Gargiulo
con la partecipazione straordinaria di Christian Di Filippo
a cura di Marco Lorenzi e Alba Maria Porto

consulenza drammaturgica Enrico Pastore
consulenza tecnica Adriano Antonucci, Giorgio Tedesco
musiche originali Elio D’Alessandro

un progetto de Il Mulino di Amleto
produzione A.M.A Factory (ACTI Teatri Indipendenti e Il Mulino di Amleto)/Teatro Libero di Palermo
in collaborazione con Asterlizze Teatro

“Dal sottosuolo – Underground – Dittico Dostoevskij” è il secondo step di un progetto artistico che Il Mulino di Amleto ha iniziato nel 2020 con “Fahrenheit #ArtNeeds Time” e che si concluderà nel 2023.
Si tratta di un esperimento di ‘teatro espanso’, che ben si inserisce nel percorso artistico della compagnia, sempre curiosa e attenta alla sperimentazione, alla ricerca e alla creazione di progetti artistici originali.
Le performance, ispirate a Delitto e Castigo e a Il grande inquisitore di Fëdor Dostoevskij, sono due atti unici brevi che indagano i grandi temi dell’umanità, quali la solitudine, le scelte morali e la rinascita, particolarmente cari all’autore russo, rielaborati per questa occasione con nuovi codici espressivi dai due attori Barbara Mazzi e Francesco Gargiulo, con la supervisione di Marco Lorenzi e Alba Maria Porto. Protagonisti sono gli spettatori, attraverso due dispositivi ludici: un gioco interattivo e un dj set tra visual art e musica elettronica.
Dostoevskij indaga il male più profondo, la bassezza bieca dell’essere umano, abbinata a personaggi per cui ognuno di noi fa il tifo e patteggia. Un male che arriva dalle viscere, dal profondo, dunque dal sottosuolo, che Dostoevskij riesce a descrivere così dettagliatamente da creare pensieri tanto cupi quanto comprensibili e a noi realmente vicini, anche se spesso, rimangono celati e inconfessati.
I due atti unici portano in scena i due aspetti dell’anima, il nero e il bianco. Un percorso dal nichilismo all’antinichilismo.

“Uccideresti l’uomo grasso?”, interpretato da Francesco Gargiulo, si ispira al primo capitolo di Delitto e Castigo e al paradosso filosofico del “Trolley problem”. La struttura della performance è quella di un gioco da tavolo in cui due concorrenti, ignari della posta in gioco, guidati dal presentatore-performer, scelgono di volta in volta chi o cosa porre sul proprio binario e devono convincere il pubblico in sala a far passare il treno sul binario dell’altro concorrente. A quel punto gli spettatori, in veste di giudici, o meglio di conducenti del treno impazzito, si troveranno nella scomodissima posizione di dover scegliere chi salvare e chi sacrificare.
Un gioco apparentemente divertente e grottesco capace di spiazzare e mettere in difficoltà, aprendo domande sui principi che ci guidano nel compiere scelte eticamente complesse. Si sprofonda nel sottosuolo dei pensieri, del cinismo, del tormento e del nero di Delitto e Castigo, le cui parole emergono in tutta la loro violenza e la loro capacità di stupire come un lampo inaspettato.

Si ispira invece a Il Grande Inquisitore, quinto capitolo dei Fratelli Karamazov, “G.I.” che vede in scena l’attrice Barbara Mazzi muovere la sua composizione artistica a partire dalla domanda “Felicità o Libertà?”. Grazie alla raccolta, fatta anche sul territorio, di materiali ispirati a questa domanda, si crea una sorta di documentario partecipato. Ѐ una performance sul nesso tra il dolore, la felicità e la scelta di libertà a ritmo di musica elettronica. Una playlist musicale, gestita in diretta come un vero dj set, accompagnerà le proiezioni di materiale selezionato così che, poco per volta, gli spettatori potranno fare le loro connessioni simboliche. Un montaggio live di parole da Il Grande Inquisitore, articoli di giornale, estratti di saggi e interviste fatte alla cittadinanza, suggestioni sonore e una coreografia finale per esorcizzare il dolore individuale e metaforicamente di tutti. L’arte, la coreografia, la musica, Dostoevskij, la performance e la presenza della performer con gli spettatori assumeranno un ruolo catartico nel farsi carico del dolore manifestato nelle interviste per dissolvere i blocchi e tornare a comunicare con il mondo.