Padre Pirrone e la nudità dei corpi
10 Giugno 2016
Torna all'elenco degli articoliDomenico, il cameriere, entrò timoroso. “Padre Pirrone chiede di vedere subito Vostra Eccellenza. Aspetta qui accanto che Vostra Eccellenza esca dal bagno.” Il Principe fu sorpreso; se era successo un guaio era meglio conoscerlo subito. “Niente affatto; fatelo entrare adesso.”
Don Fabrizio si era allarmato della fretta del Gesuita; e un po’ per questo e un po’ per rispetto dell’abito sacerdotale si affrettò a uscire dal bagno: contava di poter mettersi l’accappatoio prima che padre Pirrone entrasse; ma ciò non gli riuscì, e il prete entrò proprio nell’istante in cui egli non più velato dall’acqua saponacea, non ancora rivestito dall’effimero sudario, si ergeva interamente nudo, come l’Ercole Farnese, e per di più fumante, mentre giù dal collo, dalle braccia, dallo stomaco, dalle cosce l’acqua gli scorreva a rivoli, come il Rodano, il Reno e il Danubio traversano e bagnano i gioghi alpini. Il panorama del Principone allo stato adamitico era inedito per Padre Pirrone. Allenato dal sacramento della Penitenza alle nudità degli animi, lo era assai meno a quella dei corpi; ed egli che non avrebbe battuto ciglio ascoltando la confessione, poniamo, di una tresca incestuosa, si turbò alla vista di quella innocente nudità titanica. Balbettò una scusa e accennò a ritornare indietro; ma Don Fabrizio, irritato per non aver fatto in tempo a coprirsi rivolse naturalmente contro di lui la propria stizza: “Padre, non fate lo sciocco; piuttosto datemi l’accappatoio e, se non vi dispiace, aiutatemi ad asciugarmi.” Subito dopo un battibecco passato gli tornò in mente. “E date retta a me, Padre, prendete un bagno anche voi.” Soddisfatto di aver potuto dare un ammonimento igienico a chi gliene impartiva tanti morali, si rasserenò. Col lembo superiore del panno finalmente ottenuto si asciugava i capelli, le basette ed il collo, mentre col lembo inferiore l’umiliato Padre Pirrone gli strofinava i piedi. Quando la vetta e le falde del monte furono asciutte: “Adesso sedetevi, Padre, e ditemi perché volevate parlarmi così di furia.” Mentre il Gesuita sedeva egli incominciò per proprio conto alcuni prosciugamenti più intimi. “Ecco, Eccellenza: sono stato incaricato di una missione delicata. Una persona sommamente cara a voi ha voluto aprire a me il suo animo e affidarmi l’incarico di far conoscere i suoi sentimenti, fiduciosa, forse a torto, che la stima della quale sono onorato...” Le esitazioni di Padre Pirrone si stemperavano in frasi interminabili. Don Fabrizio perdette la pazienza: “Insomma, Padre, di chi si tratta? Della Principessa?” E col braccio alzato sembrava minacciare; di fatto si asciugava un’ascella.
“La Principessa è stanca; dorme e non la ho vista. Si tratta della signorina Concetta.” Pausa. “Essa è innamorata.”