Incontro con la linguista

4 Dicembre 2018

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Oggi il cast ha incontrato Valeria Tinarelli, linguista di professione, impegnata in laboratori di stimolazione cognitiva tramite il linguaggio, presso la Cooperativa Cidas all’interno dell’ASP di Ferrara.
Valeria lavora principalmente con persone affette da Alzheimer, cercando di fornire loro una “piccola cassetta degli attrezzi” che tramite esercizi sul linguaggio consenta ai pazienti di mantenere le abilità residue e di rallentarne la perdita.
Il lavoro è organizzato in gruppi che corrispondono a livelli più o meno gravi della patologia e a seconda dello stadio variano anche gli esercizi proposti.
Un esempio di stimolazione cognitiva è lo spiegare una metafora quale “toccare il cielo con un dito” oppure la costruzione di frasi relative sull’oggetto come “mostrami il bambino che la bambina applaude”.
Oltre alla stimolazione con il linguaggio Valeria racconta che all’interno dei laboratori vengono fatti anche esercizi per la memoria e musicoterapia.

I laboratori che svolgono Valeria e i suoi colleghi fanno parte della cosiddetta prevenzione secondaria che accompagna le persone affette da Alzheimer prima dell’istituzionalizzazione della malattia, aiutandole a comprendere la propria condizione, ad accettarla e a viverla in serenità e consapevolezza.
Spesso la diagnosi di una malattia si accompagna a una realizzazione della propria anzianità e debolezza e anche il solo sentirsi parte di un gruppo, aiutarsi a vicenda e condividere un percorso può essere utile a vivere una vita migliore, nonostante la patologia.

Valeria è giovane e non si sarebbe aspettata nella sua carriera di lavorare con gli anziani, ma dai suoi racconti si percepisce la passione che mette nel suo lavoro. L’anzianità dopotutto è solo una fase della vita dove, come nelle altre, è necessario imparare nuove cose, nuovi modi di adattarsi a nuove condizioni. L’anzianità ha un tempo diverso, e per lavorare con gli anziani è importante capire questo tempo e imparare ad abitarlo. C’è bisogno di empatia e di imparare a riconoscere e vivere i sentimenti che, come dice Valeria, sono una di quelle poche cose che anche se si ha l’Alzheimer, non si dimenticano mai.