Giorgio Bassani ospite di Ludovico Ariosto

22 Luglio 2016

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"Autunno del '46. La guerra era cosa passata. La prima impressione, tuttavia, osservando il funerale che in quel momento faceva il suo ingresso in piazza della Certosa, era d’essere tornati al maggio e al giugno dell’anno precedente, al tempo infuocato dalla Liberazione. Con un soprassalto improvviso del cuore e del sangue sembrava d’essere stati chiamati ancora una volta ad assistere a uno di quei tipici esami di coscienza collettivi, così frequenti all’epoca, attraverso i quali una società vecchia e colpevole tentava disperatamente di rinnovare se stessa. E infatti ci si era appena accorti della selva di bandiere rosse che venivano dietro il feretro, e delle decine e decine di cartelli ad esse frammisti con sopra scritto GLORIA ETERNA A CLELIA TROTTI, oppureONORE A CLELIA TROTTI MARTIRE DEL SOCIALISMO, ovvero W CLELIA TROTTI GUIDA EROICA DELLA CLASSE OPERAIA, eccetera, e dei barbuti partigiani che li impugnavano, e soprattutto dell'assenza dinanzi al carro di prima classe di preti e chierici, che già lo sguardo correva avanti a raggiungere la meta verso la quale il corteo stava dirigendosi: a una fossa, cioè, scavata nella zona di prato esattamente di fronte al portale d’ingresso della chiesa di San Cristoforo, dove, a parte un protestante inglese morto di malaria nel ‘17, nessuno era stato sepolto da oltre cinquant’anni.
La banda musicale procedeva staccata dinanzi al carro e suonava a tempo ritardato la marcia funebre di Chopin. Subito dietro il carro funebre, allineate in varie file nel breve intervallo che si apriva tra il carro stesso e la folla indifferenziata dei portatori di cartelli e di bandiere, seguivano le Autorità. Erano socialisti, comunisti, cattolici, liberali, azionisti, repubblicani-storici: l’ex Direttorio al completo, insomma, dell’ultimo Cln clandestino, ricostruito per l’occasione in quasi tutti i suoi membri."
(estratto de Gli ultimi anni di Clelia Trotti di Giorgio Bassani)

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